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Ti lascio una storia da raccontare

 

Recensione Resto del Carlino 04 ottobre 2011

Articolo su Resto del Carlino 4 ottobre 2011

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Narrativa. La singolarità di questo romanzo sta nell’alternarsi di vicende in ‘parallelo’ in secoli diversi; gli anni: 1816 (che arrivano con una missiva di H. Beyle al 1842) e 2010. La città: Bologna, con alcuni suoi luoghi caratteristici come il santuario della Madonna [nera] di San Luca o la Certosa ove sono sepolti illustri personaggi, tra cui il Carducci. Scrittura a due mani: e si deve dare atto che c’è un’integrazione stilistica non comune, segno di un feeling creativo con indubbie affinità e finalità. Storie romantiche, se si vuole, sviluppate con notevole senso narrativo. I ‘capitoli’, datati, sono preceduti da citazioni di numerosi autori, testimonianza di proficue letture, ma le co-autrici mostrano autonomia di stile. Sarebbe interessante conoscere come e in che misura sia avvenuta una così stretta collaborazione, sino a formare una sola ‘identità’ scrittoria.

Luciano Nanni (Literary)

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Recensione  su Oubliette Magazine

Oubliette Magazzine 18 settembre 2011

Hai un bel corpo, perché non valorizzarlo un po’?

E perché?

Come perché! Sei una donna e alle donne piace farsi guardare!

O è agli uomini che piace guardare?

Oh, insomma, sembra che ti stia proponendo la ghigliottina! Non ti sto chiedendo di vestirti da cubista, ma da femmina!

Non mi interessano queste cose, sono inutili. Io sono quella che sta sotto i vestiti e l’involucro è solo contorno.”

Una storia d’amore atipica quella di Gemma e Davide. Gemma è un personaggio libero dal costume che impone alla donna certi vezzi, non che sia una maschiaccio ma preferisce indossare, pettinarsi e truccarsi come più le garba, con semplicità e soprattutto libertà di movimento. La passione per il restauro, sua professione, non le permette di aver molto tempo per se stessa e per la situazione di coppia che vive ormai da anni. Ma ad un certo punto della vita accade di cambiare direzione su qualcosa e ciò che pareva futile diviene intrigante. Gemma avrà modo di conoscere il passato, non il suo personale ma quello di un’altra donna lontana dalla sua epoca ben 200 anni.

Ti lascio una storia da raccontare”, edito nell’agosto 2011 dalla casa editrice Nuova S1 Edizioni, è un’accattivante romanzo scritto a quattro mani che racconta di due donne temporalmente, ma non spazialmente, lontane. Le autrici, Katia Brentani e Silvia Aquilini, si sono incontrate, per caso, in un’osteria al centro di Bologna durante una riunione del gruppo d’autori “Penne alla Bolognese” e sin da subito hanno sentito una sorta di affinità letteraria che è emersa in una romanzo raffinato, colto, dal sapore antico ma contemporaneamente moderno; Katia ha elaborato i capitoli riguardanti il 1800, mentre Silvia i capitoli del nostro secolo.

Una storia che basa la sua essenza principalmente sulla diacronia e sulla veridicità degli avvenimenti. Bologna. Gemma vive nel 2010, la Contessa Carolina Negri nel 1800 così come un terzo personaggio dal fascino inconsueto di nome Henri Beyle, un romanziere francese non ancora all’apice del suo successo. Forse qualcuno sussulterà di fronte al nome del francese, infatti, è il vero nome del più conosciuto Stendhal. “Ti lascio una storia da raccontare” è un emozionante viaggio tra la scoperta di un amore fugace, di pochi attimi eppure eterno grazie al potere della scrittura, e tra la realizzazione di se stessi attraverso il superamento dei propri limiti. Le pagine del romanzo sono impregnate  non solo da curiosità letteraria ma, bensì, si respira un gusto per l’erudizione, per l’excursus artistico tout court e per l’esplorazione storica.

Anche lei, come ogni mortale, era destinata a quel luogo, come ultima dimora.

Ricordava di essersi profusa in complimenti e di aver pensato, seppur fuggevolmente, che l’uomo rappresentato, suo marito, piangeva sull’urna della moglie, cioè lei, quasi a voler significare che, seppur giovane, lei sarebbe morta prima di Gian Battista.

Il luogo di congiunzione tra il presente, rappresentato da Gemma, ed il passato, rappresentato da Carolina, è un cimitero, La Certosa. Una casualità unisce due donne diverse ma simili nel non aver ancora esplorato la loro femminilità, la loro voglia di farsi trascinare dal vero amore. La Contessa è venticinque anni più giovane del marito, il Conte Gian Battista Carpigli, eppure lo splendido monumento, realizzato dallo scultore Putti, ritrae un angelo che si asciuga le mani con le ali e sotto il marito addolorato per la scomparsa della moglie. Il caso volle che Gemma dovesse proprio restaurare le statue di Gian Battista e Carolina.

Fuori la vita era quella di sempre, ma a lei tutto apparve diverso. Accelerando il passo voltò l’angolo con il cuore in gola, se Serafino si era stancato di aspettarla rischiava che qualcuno la incontrasse vestita da popolana e le spiegazioni che avrebbe dovuto dare sarebbero state imbarazzanti.

Non era brava a mentire.

Alessia Mocci

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Questa la recensione apparsa su Letture di vita.

Un romanzo breve, diacronico, con protagoniste due donne appassionate, Carolina e Gemma. La storia è la più semplice e la più antica, d’amore, forte come la morte per la prima, tenace come la vita per la seconda. E’ l’anno 2010 e Carolina riposa in una tomba della Certosa bolognese da quasi duecento anni. Il restauro della sua ultima dimora è l’occasione per Gemma di conoscerla, l’occasione del cambiamento. Il personaggio maschile è un cameo che incide la storia d’amore più antica ed ha il fascino di un romaziere non ancora famoso che a Gemma arriverà col nome di Stendhal. La narrazione è disseminata di aforismi in principio di ogni capitolo, quello che più rappresenta la storia ha la firma di Gramellini e vuole che per fare un passo in avanti bisogna perdere solo un po’ l’equilibrio.

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Libri e Recensioni.com
Scritto a quattro mani, quello della Aquilini e della Brentani è un romanzo delicato che mescola amore e arte, passato e presente, fantasia e realtà, per dar vita alla storia di due donne – Gemma e Carolina – che a distanza di due secoli vivono la stessa esperienza: quella di arrendersi ai sentimenti, mettendo da parte paure e razionalità, per cedere finalmente all’amore.

La trama scorre fluida ed omogenea nonostante la presenza di due differenti autrici, spostandosi con naturalezza da un secolo all’altro per mostrarci sprazzi di vita delle protagoniste. Attraverso i loro occhi, i comportamenti, le scelte (volontarie o obbligate), emerge anche un nitido ritratto del periodo storico di appartenenza e se Gemma, con la sua contemporaneità, ci appare vicina, Carolina ci riporta indietro nel tempo, per ricordarci i costumi dell’epoca, la rigidità morale ed anche quella comportamentale, soprattutto nel rapportarsi con l’altro sesso, esistente persino in ambito familiare e l’importanza nel salvaguardare le apparenza sopra ogni cosa (aspetto, questo, in verità riscontrabile ancora oggi!).

Che si tratti di sfidare le convenzioni sociali del tempo oppure di combattere se stessa ed i propri timori, il punto d’arrivo è quello di lasciarsi travolgere dall’amore, mettendo da parte ogni altra cosa.

Il libro, se anche può apparire non originalissimo nelle due storie che lo compongono, ha proprio nel loro incontrarsi ed intrecciarsi la sua particolarità che, sommata alle citazioni che introducono ogni capitolo ed alle belle descrizioni in campo artistico e storico, danno vita ad un romanzo tenero che coinvolge e stimola la curiosità di scoprire di più sui capolavori citati e sul poeta celato (nemmeno tanto!) tra le sue pagine.
(M.G.)

Vita Marinelli

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  1. licia gheri permalink
    novembre 6, 2011 19:17

    Ciao Katia, è stato un piacere conoscerti alla presentazione del libro “Ti lascio una storia da raccontare” ed ora che l’ho piacevolmente letto ci tengo a complimentarmi con te e Silvia.
    Siete riuscite a sviluppare egregiamente l’intreccio delle due storie apparentemente così “lontane” nel tempo rendendole un tutt’uno…sì, quando si parla di sentimenti non esiste nessuna separazione spazio-temporale.
    Ho ammirato la ricerca accurata dei particolari nell’ambientazione e respirato “aria bolognese!”
    Ho apprezzato particolarmente la stesura delle missive nelle quali mi sono immersa ed emozionata…
    Consiglio questo originale libro a chi sente vicina Bologna e a tutti coloro che credono nelle emozioni infinite. Complimenti!Licia

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